Esseemme Assicurazioni
via P. Moscati, 6
20100 Milano
P.IVA/CF 09649540150
Pec: esseemme@gigapec.it

Archivi Digitali
I DVD si rovinano presto
Da "Italia Oggi" del 25 Marzo 2010


Le biblioteche e gli archivi di tutto il mondo hanno scoperto quello che si sapeva dagli albori della diffusione di supporti digitali: i dati registrati su cd e dvd hanno una durata limitata.

Gli esperti hanno sempre sostenuto che un disco poteva conservare inalterato il materiale per una ventina d'anni.
E tutti a fare orecchie da mercante, avallando implicitamente le tesi estremiste dei novelli guru, che avevano profetizzato la fine dei libri tradizionali in nome della vittoria trionfale delle tecnologie informatiche.
Come se gli emanuensi del Medioevo si fossero dati da fare inutilmente per salvare le opere più preziose, ricopinadole pazientemente lettera dopo lettera.

Adesso emerge non sltanto che la conservazione di testi in formato digitale non è eterna, ma anche che, passato un certo periodo di tempo, i computer e i sistemi operativi non sono più in grado di leggere vecchi file.
A differenza degli occhi umani, che riescono sempre a decifrare il contenuto di parole e immagini stampate su carta.
Dunque, il materiale è anche più costoso da preservare.

Tutto quanto si legge in formato elettronico, spiegano gli studiosi, in ultima anali non è altro che una serie di cifre (0 e 1) scritte su floppy disk, compact disc e dvd, che si rovinano più in fretta degli stampati.
Anche se l'archivio di questi supporti sopravvive, l'inesorabile marcia della tecnologia può significare che i vecchi strumenti e il vecchio software, che permettevano di leggere quelle informazioni, semplicemente non esistono più.

E' un po' quello che succede a chi ha una cassetta registrata senza un lettore: come ascoltarla?
Ci si pone, dunque, il problema di salvare tutti i dati e di come renderli accessibili col passare del tempo.
A meno che non rassegnarsi a creare una sorta di archivio provvisorio, consegnando poi il contenuto all'oblio.

Secondo Anne Van Camp, direttrice dell'istituto di archivi Smithsonian e membro di un gruppo per la tutela digitale creato negli Stati Uniti, è certamente una di quelle questioni che tiene molta gente sveglia la notte.

Intanto è soltanto agli inizi l'opera di archiviazione degli autori che hanno affidato le loro opere all'elettronica.
Per esempio, l'università americana di Emory, in Atlanta, ha aperto una mostra sulla collezione dello scrittore britannico Salman Rushdie, autore tra l'altro dei "Versetti satanici" che gli valsero la condanna a morte da parte delle autorità religiose iraniane.
Non è stato facile sistemare l'intero materiale e renderlo compatibile con le tecnologie attuali, ma alla fine il gioco è valso la candela: le possibilità di approccio multimediali sono più ampie di quelle tradizionali.
L'università di Stanford, dal canto suo, ha aperto un laboratorio digitale forense, il primo negli Stati Uniti.
Ma servono soldi e risorse umane che non tutti possono permettersi.
Nel frattempo i bit rischiano di evaporare.

Add to FaceBook